Bella l’occasione, disponibili e collaborative le insegnanti, bello lo spazio e funzionale la logistica (nel senso che tutto funzionava: e c’è sempre lavoro dietro quando va così).
Una delle prime idee di scrittura dietro Odeon Campero era proprio questa utopia di voler portare la cultura dappertutto, invece di creare dei templi dove le persone vengano a contemplarla: il cinema itinerante mi affascina, e così sono felice che ci fosse un furgoncino rosso (un ludobus? un bibliobus? un mezzo di aggregazione?). Consonanze, quindi.
Nei cartelloni che ho visto, e che anche i ragazzi un po’ svogliatamente hanno guardato: credo che lì mancasse qualcosa – non nell’esperienza, che non posso sapere, ma nella restituzione – mancava la capacità di immaginarsi lo spazio urbano come contenitore di qualcosa di diverso, come luogo su cui possiamo lasciare un’impronta e che possa accogliere il nostro crescere. Le cose che non funzionavano della città (nei disegni dei piccoli) sembravano proiezioni adulte (la sporcizia, la sicurezza, i giochi rotti)… per scoprire qualcos’altro bisogna trovare altre strade (magari, ripeto, mancavano solo nella restituzione, e le avete percorse con bambini e ragazzi).
Mancava anche un po’, forse, in questa vostra ricerca di strade da percorrere insieme, una verticalità tra generazioni, un farsi raccontare il territorio dai nonni o dagli anziani.

Un abbraccio e a presto!

Beniamino