Ma davvero c’è bisogno di un altro progetto educativo, seppur diverso nelle forme e nei modi? Siamo certi di voler incrementare le iniziative culturali nei nostri territori, già bulimici nell’offerta di ogni tipo di intratteminento? Sentiamo impellente il desiderio di uscire dal guscio protettivo delle relazioni vissute all’interno del centro di aggregazione Cinema Vekkio per immergerci nella realtà degli incontri e racconti di strada?

Queste erano alcune delle domande che ci ponevamo prima di intraprendere l’avventura di Cultura in movimento, e racchiudono molto del senso di quello che avremo in seguito provato a realizzare.

L’idea era quella di caricare il nostro furgoncino rosso di tutte le possibili attrezzature per creare eventi culturali di strada (dj set e piccoli concerti, rappresentazioni teatrali, presentazioni di libri e fumetti, cinema all’aperto) e soprattutto di sperimentare un metodo di coinvolgimento diretto di adulti, giovani e bambini nella realizzazione di questi, partendo dai loro temi, dalle loro storie di vita, dalle dinamiche che intercorrono in quartieri, paesi e ambienti di relazione vari.

Questa impostazione nasceva dalla necessità di modificare l’esistente panorama educativo e culturale, stimolando una iniziale ed embrionale auto-organizzazione comunitaria volta ad indagare i temi che sottostanno le relazioni in comune e una riappropriazione di alcuni spazi e luoghi pubblici di solito relegati al loro solo, abituale uso strumentale, e/o commerciale, e/o turistico.

Era per noi fondamentale creare nei vari incontri realizzati in scuole, centri aggregativi, luoghi di lavoro, parrocchie, ma anche in piazze e strade (durante momenti di vita informale) un clima relazionale caldo e credibile, ponendo come centrale il tema della democrazia, della conoscenza, condivisione e decisone comunitaria più allargata e partecipata possibile. Doveva essere chiaro alle persone con cui volevamo collaborare che quello che cercavamo era un ingaggio reciproco, un coinvolgimento attivo assolutamente al di fuori dalle logiche della domanda/offerta, un invito a considerare la militanza educativa e culturale come elemento centrale e fondante nei contesti di vita per modificare lo stato di cose presenti. Questo approccio, politicamente orientato a pratiche emancipative, ugualitarie e libertarie, essendo caratterizzato da una schiettezza e da una limpidezza di intenti, ci ha permesso di incontrare nella “verità” le persone, quasi sempre superando confusioni, diffidenze e disullusioni man mano che le occasioni di relazione proseguivano. Inoltre ci ha tenuto lontano da una banale esaltazione del popolo e delle sue esigenze, che a volte rielabora le logiche dominanti in chiave ancora più escludente e feroce.

Cultura in movimento, come molte pratiche di senso resitenziale, è nato anche da uno scatto, da una voglia di non abbandonare il campo, come quello educativo che negli anni scorsi era stato caratterizzato dalla negazione da parte del cda del Consorzio Socio Assistenziale Alba Langhe e Roero di un tavolo di confronto su politiche giovanili, C.A.M e Estate Ragazzi. In quel caso come collettivo Officine di Resistenza, Circolo Arci Cinema Vekkio e un piccolo coordinamento di operatori sociali  pensammo di partire dalle condizioni di lavoro precario (e in alcuni casi al limite della legalità) di molti di noi lavoratori per ridefinire, in maniera ampia e plurale coinvolgendo bambini/e, genitori e adulti in genere, le attività educative extrascolastiche.

“Educazione è Cultura, Cultura è Educazione” scrivemmo nei nostri documenti di presentazione del progetto caratterizzando queste due parole come beni comuni e quindi potenzialmente conflittuali, promuoventi Soggetti pensanti e critici, che non stanno comodi nelle loro esistenze alienate dalle scelte determinanti della comunità.

Cultura in movimento è stato quindi un modo per reinterpretare e provare a fare meglio il nostro lavoro di educatori sociali, di operatori di comunità, in maniera non specialistica e paternalista, fuori dalla retorica fuorviante dell’eccellenza in campo culturale ed educativo nonostante i numerosi bandi vinti e finanziamenti ricevuti, pena ricadere in una logica puramente di mercato.

Ma ora proviamo a ripercorrerlo velocemente questo anno, e a rileggere le inchieste di comunità (realizzate con gli adulti) e le mappe sociali (fatte dai bambini/e) con qualche riflessione di fondo. Chiaramente in questo breve testo, non possiamo tenere conto dell’attenzione che è stata data ad ogni singolo partecipante e alle sue riflessioni, che potete però ritrovare nei vari report sul sito www.cultura-in-movimento.org.

Partendo dalla riflessione di un partecipante sulla mancata proiezione di un film sulle tematiche LGBTQ nel cinema parrocchiale, ad Alba nel quartiere Santa Margherita-Moretta è emersa la censura come tema unificante, la sottile negazione dal dibattito pubblico di quei temi che potrebbero mettere in contaddizione lo status quo, e poi chi decide cosa in una comunità?, oltre ai rapporti con le varie istituzioni, c’è spazio per un vero dibattito che permetta una dialettica con e oltre i soliti decisori? Scuola U.Sacco, Giardini Varda e centro sportivo Santa Margherita sono stati i  luoghi scelti dai bambini per le attività culturali finali, riconosciuti come importanti spazi di vita comune.

A Corneliano e Piobesi, due paesi sostanzialmente continui a livello geografico e territoriale la vera sfida è stata proprio quella di collaborare tra abitanti dei due paesi, provando ad indagare il tema delle famiglie non nel chiuso delle case private, ma nella dinamica pubblica, provando così a scardinare un certo tipo di cultura comunitaria chiusa, autoreferenziale e legate a pseudo-radici territoriali. I bambini hanno scelto la piazza di Piobesi per la festa di comunità pomeridiana in quanto ritenuta non bella, solo un luogo di passaggio, per quindi cambiarne destinazione, estetica e di vissuto, mentre per il teatro serale è stato scelto il parco della Torre di Corneliano, luogo della memoria per eccellenza, dall’11 giugno scorso luogo vissuto da tutte le generazioni.

A Cherasco, grazie al grande lavoro realizzato dai/dalle responsabili e dagli animatori/animatrici della Parrocchia di San Pietro si è deciso di lavorare sulla cultura educativa e di provare ad estinguere quel pensiero che definisce i bambini/e i giovani in genere, come “minori”, come se fossero alieni ed estranei alla nostra società. Insomma una critica fondata alle politiche giovanili viste come settore a parte e settoriale e non integrato alla costruzione di una comunità.

Questo percorso in qualche maniera è collegato con quello realizzato con i laboratori Libera Bolla e Officine divertimento di Bra, dove i partecipanti (ragazzi/e con alcune disabilità) si sono confrontati su temi che riguardano il lavoro, la difficoltà nell’uscire dalla propria cerchia di sicurezze e nell’imparare a vedere e sentire l’Altro. E’stato significativo anche condividere con gli operatori di questo territorio alcune problematiche da cui eravamo partiti qualche mese prima, cioè la fatica di farci riconoscere professionalità educative dalle stesse organizzazioni private e pubbliche di cui facciamo parte e di cui il nostro operare in maniera aperta e innovativa dovrebbero essere presi a stimolo di nuovi rapporti meno gerarchici e burocratizzati.

Un’ultima suggestione a livello culturale: gli eventi sono stati vissuti e non solamente fruiti, in quanto ogni partecipante, se presente all’evento finale, in qualche maniera aveva avuto un contatto, un passaparola, una curiosità che lo aveva spinto ad esserci, al contrario quindi della logica meramente pubblicitaria e di ricerca di visibilità del panorama culturale della nostra zona…

Questo primo anno in Movimento è stato prezioso e proprio da queste e altre riflessioni andremo avanti, riattivando il metodo democratico del progetto, soprattutto ripartiremo dai bambini e dalle persone che si sono impegnate con noi, sapendo che questo tipo di attivazione comunitaria è complessa, difficile, ma di grande impatto emotivo e rivelatrice di legami forti.

Insomma, ricominciamo a porci nuove domande per la nuova stagione? Approfondiamo la ricerca iniziata lo scorso anno? Noi stiamo scaldando il motore del furgoncino per nuove e appassionanti avventure, ci si vede per strada?