Da quando sono piccolo ho sempre partecipato alle varie attività (scuola, gite, oratorio, catechismo, estate ragazzi, giochi ai giardinetti, al campetto di calcio, uscite, ecc…) ma non sono mai stato capito, se non da poche persone. A volte ero ai giardini a giocare a calcio con i miei amici (stavo in porta a parare con qualcuno) e urlavo di continuo perchè avrei voluto essere io a lanciare quella palla, ma gli altri genitori non capivano veramente…alcuni cercavano di allontanare i loro figli da me dicendo “poverino, lascialo stare…è malato”. In geneale c’era forse poca voglia di capire che non ero “diverso” ma volevo solo giocare, come tutti gli altri bambini. Manca sovente l’interesse per approcciarsi e la volontà di ragionamento per capire la disabilità (anche per questo a volte non mi sento parte di una comunità).

 


 

Mio nonno da quando è andato in pensione, ogni sabato pomeriggio va alla casa di riposo ad accompagnare gli anziani alla messa e quando ero più piccolo, circa due anni fa, mi portava con lui per dare una mano. I signori e le signore mi conoscevano tutti ed erano contenti di vedermi. In quei momenti sentivo di fare qualcosa di buono per la mia comunità.

 


 

Un episodio che mi ha fatto sentire parte di una comunità è stata l’esperienza fatta da noi animatori in montagna a Saint Jaques, alla quale ho partecipato. In quella settimana abbiamo vissuto insieme, ci siamo confrontati, ci siamo uniti. Ho ancora oggi un bellissimo ricordo di quel viaggio.

 


 

Non ricordo nessuna storia in particolare che riguarda me e la mia Comunità, ma ogni volta che all’estate ragazzi organizziamo un uscita, dei giochi per gli altri mi sento coinvolta; quando qualcuno ti chiede aiuto e tu ti rendi disponibile; sapere che ci sono bambini e ragazzini sotto la tua protezione mi fa impegnare al massimo.

 


 

Un fatto che mi ha toccato e mi ha fatto veramente sentire parte della mia comunità è avvenuto alla fine dell’estate scorsa. In seguito al terremoto di Amatrice, molti paesi e città hanno organizzato eventi per devolvere il ricavato in beneficenza allo sfortunato paese colpito. Il comune di Cherasco ha organizzato una serata “L’amatriciana solidale”. Chi voleva partecipare poteva presentarsi in piazza dove erano stati messi tavoli e sedie e dove ognuno poteva ricevere un piatto di pasta in cambio di un’offerta. Durante questa serata hanno partecipato centinaia di persone e quindi si è riusciti a ricavare una bella somma. Anche noi dell’oratorio, insieme ad altre associazioni e società sportive abbiamo dato una mano per l’organizzazione. Vedere tutti uniti, divertiti, mi ha veramente fatto sentire parte di una comunità unita e solidale.