Formazione all'arte come strumento culturale

Formazione TEATRO

Nei giorni 2 e 3 febbraio il Cinema Vekkio ha ospitato una formazione di teatro rivolta ad un gruppo di ragazzi provenienti dai comuni di Corneliano d’Alba, Piobesi d’Alba, Diano d’Alba, Montelupo Albese. La formazione è stata tenuta da Damiano Grasselli del Teatro Caverna, compagnia teatrale e associazione culturale nata a Bariano tra il 2002 e il 2004 che si occupa non solo di spettacoli teatrali, ma anche di letture, animazioni e laboratori nelle scuole.
La collaborazione con il Teatro Caverna, nella persona di Damiano, è nata nel 2017 in occasione dell’evento di Cultura in Movimento tenutosi a Piobesi d’Alba.

Attraverso il teatro si è voluto lavorare coi ragazzi su se stessi e sulla presenza dell’altro; come ci spiega Damiano il teatro è proprio la presenza dell’individuo che va verso l’altro, lo cerca, lascolta, lo accoglie e con lui condivide. Accettando di mettersi in gioco personalmente e nel massimo rispetto delle singole individualità, si può imparare a lavorare in maniera condivisa ad un processo artistico. Nei due incontri previsti dalla formazione Damiano ha usato lo strumento del gioco per lavorare coi partecipanti su alcuni
aspetti fondamentali:

L’altro

Per capire che esiste un altro in prima istanza devo essere disposto ad individuare me stesso: pertanto il primo passo è stato quello di mettere in moto giochi di conoscenza di sé e della propria relazione con l’ambiente.

Come il mio corpo (struttura fisica, occhi, sensi, voce) vive ciò che mi sta attorno? Solo dopo questo primo passaggio sarà possibile entrare in relazione con gli altri esseri presenti nell’ambiente: come li guardo, come li vivo? Ho la loro fiducia e loro la mia? Oppure stiamo solo occupando insieme un luogo?

Visioni

Che cosa ci interessa davvero raccontare? Questa è la domanda fondamentale per una creazione artistica. Io sarò interessante se racconto ciò che sento interessante.

Ciò che in quel momento rapisce “in estasi”, come scrive Jack London, nella sua totalità la mia esistenza.Attraverso dei momenti di condivisione si è provato ad individuare alcuni temi focali della propria creazione e ad immaginare una possibile narrazione di questi.

Errori

Il teatro può sbagliare. Anzi deve, forzatamente. Anzi ogni errore diventa fonte di ricchezza. Se io mi prendo carico di questa possibilità, il mio spazio d’azione diventa infinito. Giocando anche con la clownerie i ragazzi hanno potuto accorgersi di come un “presunto” errore, possa essere in realtà l’inizio di una nuova creazione.

Il mio corpo può fare solo questo? Eppure, proprio quando sbaglia, il mio corpo diventa anche
altro. Se sono alterato cambia la mia voce. Urlo. Perdo il respiro. Mi stanco. Divento rosso. E magari dico parole sbagliate (mal pronunciate, che non volevo dire, biascicate, sgrammaticate…): è proprio in quel frangente “errato” che il mio corpo mi costringe ad essere altro.

Lo spettatore

L’altro non è più soltanto il compagno che con noi condivide il percorso e l’arte. Ma diventa colui che incontro nel mio processo pubblico, lo spettatore. E anche a lui debbo pensare quando lo incontro.

Cosa posso fare quando faccio teatro? Tutto. Purché io sia disposto a renderlo credibile. Per me e per l’altro. Vogliamo creare un flash mob? Dobbiamo essere disposti alla presenza dell’altro. Seguiamo le orme dei clown? Dobbiamo conoscere i meccanismi della sua risata. Lavoriamo sull’arte drammatica? Dobbiamo toccare le sue commozioni.
Incontrare l’altro diventa quindi un percorso sullo stare insieme, anche nella condivisione pubblica.

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Ringraziamo Damiano Grasselli del Teatro Caverna e tutti i ragazzi che hanno partecipato alla due giorni di formazione
(Assiatu, Chiara G., Chiara, Emanuele, Kevin, Mariama, Pietro, Riccardo, Samar, Sara, Simona)